Cecilia – l’inevitabile epilogo

Dopo l’exploit del commentatore, per ora anonimo, che ha scritto un geniale quanto folle proseguimento della storia, direi che è ora di riportare i fatti… o forse è troppo tardi: dopo quella storia chi ha voglia di dire come sono andate veramente le cose?

Intanto pubblico qui il racconto, specificherò il nome dell’autore appena lo saprò!

Will guardò Cecilia con un’intensità tale che lei ne fu sorpresa e turbata. Lui ripose la chitarra; lentamente come fosse di cristallo. Poi, con un sussurro appena udibile le disse: "Tu sai il tedesco?…No? E’ una lingua facilissima. Chi sa il latino ed è abituato alle declinazioni lo impara come niente:
der, des, dem, den; die, der, der, die e così di seguito. Quando avrai ben studiato, fa come me, prendi un libro tedesco: è un magnifico volume, rilegato in tela e stampato a Lipsia.
Tratta degli usi e costumi degli Ottentotti (Hottentoten)…" A Cecliììilia s’inumidirono gli occhi. Non poté frenare un lungo sospiro…" e vieni così a sapere che presso quel popolo i canguri (Beutelratte) si trovano in grande numero e vengono catturati e rinchiusi in gabbie (Kotter) munite di copertura (Lattengitter) chiamate ovviamente Lattengitterkotter. Il canguro prigioniero prende così il nome di Lattengitterkotterbeutelratte, come era facile prevedere.
Un giorno gli Ottentotti arrestano un assassino (Attentater) uccisore di una madre ottentotta (Hottentotenmutter) che ha due bimbi ebeti e balbuzienti (Stottertrottel). Questa madre in tedesco ha quindi ovviamente il nome di Hottentotenstottertrottelmutter e il suo assassino prende il nome semplicemente di Hottentotenstottertrottelmutterattentater."
Cecilia sembra venir meno ma Will non desiste.
"L’assassino è rinchiuso in una gabbia da canguro (Beutelrattenlattengitterkotter) dalla quale riesce però ad evadere. Ma ben presto ricade nelle mani di un guerriero ottentotto che si presenta al capo annunciandogli: Ho catturato l’ Attentater !
“ Quale ? “, gli domanda il capo
“ L ‘ Attentaterlattengitterkotterbeutelratte “, balbetta il guerriero.
“ Ma ce ne sono parecchi “, obietta il capo.
“ E’ – risponde a malapena l’indigeno –
l’ Hottentotenstrottertrottelmutterattentater .
“ Eh, diavolo ! – impreca il capo – non potevi dir subito che avevi catturato
l’ Hottentotenstrottertrottelmutterattentaterlattengitterkotterbeutelratte ?"
Cecilia è ormai completamente liquefatta. Dove teneva i piedi, c’è solo una chiazza di liquido torbido e profumato. Will l’assorbe col fazzoletto che poi spreme in un vaso vuoto.
Fuori la notte è molto buia: la casa di Cecilia è lontana dal paese. Will sale in macchina e raggiunge, sulle prime colline dell’ Oltrepo’ il piccolo vigneto ereditato dal nonno.
Alla base di ogni fusto ora versa un po’ del liquido, un po’ di Cecilia.
"Non ne ricavo ogni anno più di una cinquantina di bottiglie ma il prossimo novello lo chiamerò Lacrima Ceciliae.
Lontano, sulla piana buia, un licantropo ulula alla luna.

…fantastico, i giochi di parole più o meno germanici mi hanno fatto ribaltare sulla sedia. Il finale inconsapevolmente Suskindiano è magistrale.
Canguri e ottentotti convivono solo nel mondo lunare e allucinato dell’autore, ma fa parte del gioco…

Ed ora la più semplice verità.

Staccando lo sguardo con una certa difficoltà dalle intriganti ombre fra pelle e camicia di Cecilia iniziai a parlarle di come è accordata la chitarra, che intervalli di note passano fra le varie corde, come si ottengono i suoni. Lei mi guardava con i famosi occhi scintillanti, attenta e compresa nella parte.
Accidenti, che interferenze fra pensieri consci ed inconsci! E che sudata, quando mi toccò, su richiesta della fanciulla, posizionare le sue dita sulle corde e sui tasti…
Le insegnai il mi minore, due dita, un mondo di meravigliosa musica, se associato al successivo, il re maggiore. Una progressione di accordi che mi è rimasta dentro, dopo quella delicata e casta danza di mani, dita, corde e tasti, densa di emozionante erotismo.
Dopo un tempo la cui soggettività era incommensurabile con l’oggettività, accampai una scusa e terminai la lezione.
Un fuggevole bacio sulla guancia, la ricompensa.
Cecilia non prese altre lezioni.

Et voilà, questa è la storia… per anni lei ed io ci frequentammo come ottimi amici, raccontandoci tutto o quasi. Non ci furono altri episodi di apparente seduzione.
Lei continuò a popolare i sogni di adolescenti e adulti del paese e dei dintorni, fino a che si trasferì, mentre il suo mito si dissolveva.