Messa per soli uomini

Stasera mio padre è andato alla messa per soli uomini.

Da che ho memoria al mio paese la prima domenica di quaresima, durante le “giornate eucaristiche”, popolarmente note come “quarant’ore”, viene celebrata una messa serale tradizionalmente destinata ai soli maschi adulti, alla quale presenziano diversi sacerdoti nel ruolo di confessori.

Naturalmente, come tutte le tradizioni, anche questa discende da motivazioni pratiche.
Le donne bazzicavano spesso la chiesa e si accostavano ai sacramenti, con particolare predilezione per la confessione, durante la quale se andava bene sciorinavano i panni sporchi loro e dei vicini al rassegnato prete, se andava male oneste madri di famiglia si sentivano rivolgere da morbosi sacerdoti domande su perversioni sessuali di cui le povere donne non avevano la più pallida idea.
I ragazzini venivano di solito radunati nel pomeriggio per confessioni di gruppo, durante le quali si accusavano davanti a Dio e al suo ministro di peccati quali “ho rubato cento lire alla mamma” (non rubare!), “ho tirato i capelli a mia sorella” (ovviamente un velato atto incestuoso), “ho detto le parolacce” (la bestemmia è alle porte), ricevendo penitenze da contabile: tre avemarie e mezza, un gloria al padre, l’atto di dolore che nessuno ricordava…
Gli uomini, impegnati spesso nei campi dall’alba al tramonto, non avevano tempo per queste cose.
Per loro e per la salvezza delle loro anime, la messa per soli uomini, seguita dall’inevitabile spuntino in canonica, evento mondano fra i più importanti.
E in effetti la chiesa era piena, in quelle sere.
Mi capitò in passato di assistere a qualcuna di quelle celebrazioni.
L’atmosfera era molto diversa da quella delle messe ordinarie. Numerosi capannelli di maturi signori, rigorosamente in piedi, si formavano qua e là, a seconda della professione e degli interessi. Si parlava di terra, semina, vacche, maiali, salami. Del conto in banca di questo, della casa di quell’altro. Una sorta di sommesso mercato.
Più che ad una cerimonia religiosa a me veniva da pensare alla bottega di un barbiere: i penitenti a confessarsi come i clienti a farsi tagliare i capelli, gli altri in attesa a conversare, in tono vagamente cospiratorio e un po’ untuoso, come la brillantina.
Alla messa per soli uomini mancava solo la distribuzione di calendarietti profumati con foto di donne nude. Ma non escludevo che la consegna venisse fatta al successivo rinfresco, fra un bicchiere di bianco secco ed un panino col salame.

La messa per soli uomini.

Mi immagino personaggi come Tex (pseudonimo di uno pseudonimo di una persona reale) accostarsi alla confessione.
– Mi benedica, padre, perché ho peccato. E’ dal 1963 che non mi confesso
– Bene. Mi metto comodo. Dimmi figliolo
– L’altra sera non ho potuto andare al night, ero a casa con la mamma malata
– E’ lodevole, figliolo, non è un peccato questo.
– Ma mi dispiaceva non vedere le cosce della Wanda.
– Hai resistito alla tentazione. Questo ti fa onore.
– Però ho chiesto al mio amico Carlo di mettere il videofonino sotto il tavolo e mandarmi le immagini!
– Ahi! La tecnologia moderna può essere strumento del maligno, figliolo!
– Ma non ha funzionato… PORC… [beep] e PORC… [beep]