Intermezzo – la fine del mondo

(Se qualcuno dovesse cogliere una certa incongruenza nel titolo sappia che… è assolutamente voluta)

Questo non è il post che intendevo scrivere dopo la premessa musicale del precedente. Non è per prendere tempo, so di cosa voglio parlare. Ma oggi mi va di raccontare questo.

In questi giorni è tornata di moda la fine del mondo. Niente di strano, già più di duemila anni fa Qoelet si lamentava che non c’è niente di nuovo sotto il sole, e già a quei tempi di fine del mondo se ne annunciava una ogni fine settimana.
Come già dai tempi di Noè, la causa del "game over" universale è spesso l’uomo, con il suo orgoglio arrogante.
In particolare, questa volta la distruzione dovrebbe venire dagli esperimenti fatti con il LHC, a Ginevra. Si tratta del più grosso acceleratore di particelle costruito finora, all’interno del quale fasci di protoni (o ioni di notevole massa) girano in direzioni opposte, a velocità folle, per poi schiantarsi fra loro. Le energie in gioco al momento dell’urto sono tali da riprodurre le condizioni dell’Universo ai primi istanti della sua creazione (affascinante, no?) e consentire di osservare la nascita di particelle mai osservate finora. Da queste osservazioni dipende la validità di alcune esoteriche teorie sul funzionamento del mondo.
Qualche buontempone ha ipotizzato che in quel marasma di energia e particelle insolite potrebbero originarsi incresciose situazioni, come la nascita di un mini buco nero, di "strangelet", sorta di pietra filosofale subatomica in grado di convertire la materia ordinaria in materia "strana" (state pensando al vicino di casa o alla collega pazza o a chi sta scrivendo ‘sta roba? non ci siamo ancora: queste sono cose molto più strane), di monopoli magnetici in grado di convincere i protoni a decadere (e allora sarebbero guai, visto che i protoni sono metà dei "mattoni" di cui è costituita la materia comune).
L’evento catastrofico che ha colpito maggiormente la fantasia del grande pubblico è, naturalmente, la nascita del mini buco nero, che inizierebbe a "divorare" tutta la materia che si trova intorno, finendo per mangiarsi la terra intera nei prossimi quattro anni.
I luminari della fisica teorica, però, ritengono tutto ciò estremamente improbabile (tipo una possibilità su diecimila miliardi di miliardi, ovvero l’impossibilità, secondo il senso comune). Ad esempio, il buco nero, in ossequio alle teorie di Hawking, dovrebbe "evaporare" in una fiammata di radiazioni.
Ha però molto più appeal mediatico il pericolo, l’imminenza della distruzione totale.
Non ho ancora sentito predicatori invocare pentimento e conversione. Probabilmente non sono ferrati in fisica delle particelle e non hanno ancora capito dove potrebbe stare il loro prossimo business.

Io sono razionalmente convinto che le rassicurazioni dei fisici siano fondate. Se mai le cassandre dovessero aver ragione non credo che mi scomporrei più di tanto. Al massimo mi rammaricherei del fallimento della fisica teorica, il mio "primo amore" scientifio. E poi mi godrei l’evento più importante della mia vita.

La fine del mondo… io in qualche modo l’ho sognata. Più volte. Non mi capita da almeno un decennio, ma ricordo bene i sogni e le sensazioni che provavo durante il sogno e al risveglio.
Lo scenario, con pochi cambiamenti, era sempre lo stesso.
Sono a casa mia, al primo piano di una scalcinata villetta. Sta facendo buio. La stagione è indefinita. Non è inverno e neppure piena estate. Mia madre mi chiama dal balcone che dà sulla strada. "Vieni a vedere", la voce però non è concitata. Esco e mi rendo conto che il cielo non è così scuro come dovrebbe essere. Dopo qualche istante capisco il motivo: la volta celeste pare essersi avvicinata alla terra e gli astri sono grandi come palloni aerostatici. Non sono luminosissimi, anzi, emanano una fioca luce in varie tonalità di rosso. La scena non mi fa paura, ho sempre desiderato vedere le stelle da vicino. Mia madre mi dice, calma, come è sempre stata di fronte all’ineluttabile, che quella che stiamo osservando è la fine del mondo. Io annuisco e torno a rivolgere gli occhi all’insolito spettacolo celeste. Ora non guardo più gli astri con curiosità scientifca. Mi paiono creature senzienti ma silenziose, come se la Natura non avesse più nulla da dirci, ora che tutto sta per finire.
Provo un sentimento stranissimo, un sentimento che allo stesso tempo è tristezza, pace e serenità. Il sogno finisce così e mi sveglio.
Ogni volta, al risveglio, per un po’ provavo una sensazione simile a quella del sogno e stavo bene per ore.

Nel 1997 fu visibile per un sacco di tempo la cometa Hale-Bopp, per molti mesi rimase l’astro più luminoso nel cielo notturno (luna e Sirio a parte). Ogni sera passavo qualche minuto a guardarla, ripensando a quei sogni ricorrenti. Il 1997 fu per me un anno difficile e ricordo che per qualche istante, guardando la cometa, riuscivo a rievocare quelle oniriche sensazioni.

Ora mi capita spesso di essere triste, ma non sereno.
Vorrei poter fare ancora quel sogno e tornare a provare quella serena tristezza.