Fantasmi nel mattino

Ho tutto: zainetto, chiavi della macchina, bottiglia d’acqua, cd da ascoltare in auto. Scosto appena la porta dell’ingresso, la gatta comprime la sua non indifferente mole nello stretto spiraglio, per poi dilatarsi come una molla, esplodendo nel corridoio e pretendendo di entrare in cucina, verso il caldo e, soprattutto, verso il cibo.
Esaudisco il suo desiderio, aiutandola con una bel assestata pedata.
Dunque, dicevo: ho tutto… ah, no. Le chiavi di casa. Frugo nelle tasche dei jeans, trovo il buco da cui di certo sono cadute. Torno in casa a cercarle, non sono lontane. Penso vagamente che prima o poi da quel buco le perderò irreversibilmente. Il pensiero svanisce in fretta, si dissolve come le nuvolette di vapore che il freddo della mattina d’inverno crea dal mio respiro. Chiudo la porta d’ingresso, due giri di chiave basteranno. Raggiungo il cancelletto, lo apro e lo sbatto rumorosamente dietro di me. Tanto mio fratello, che dorme al piano di sopra, non si sveglierà di sicuro.
Il cielo, nel mattino nato da poco, è grigio come la strada, ancora bordata dalla neve caduta pochi giorni prima.
Mentre attraverso la via per raggiungere la macchina, parcheggiata nel cortile di fronte a casa mia, incrocio Tex, il mio vicino. Indossa uno stracciato maglione color vinaccia, mutandoni di flanella, calzini bianchi che lasciano scoperti i polpacci, improbabili ciabatte rosse. In silenzio, senza dar segno di avermi visto, rovescia il contenuto di un piatto al di là di un recinto di rete metallica, un rudimentale pollaio che ospita da tempo immemorabile un’unica gallina. Borbotto un saluto, ma neanche così Tex sembra accorgersi di me, mentre rientra in casa.
Come se uno di noi due fosse un fantasma.
Scuoto la testa e mi dirigo verso l’auto, alloggiata sotto un vecchio portico che confina con il pollaio.
Nel silenzio di quell’ora mattutina si sentono solo le mie scarpe che battono contro il terreno gelato.
E, d’improvviso, un rumore di breve durata, gutturale e sordo.
Un rutto.
Mi guardo intorno: Tex ha già chiuso la porta. Non c’è in giro nessuno.
C’è solo la gallina, che mi guarda dalle maglie della rete metallica, prima con un occhio e poi con l’altro, alternativamente, muovendo il collo a scatti.
La gallina… vuoi vedere che…