Grandi menti, piccole idee

…ops, ho sbagliato: non intendevo scrivere "grandi menti", nel titolo, ma qualcosa che suona in modo molto simile, a meno di una vocale.
E qui parte il concorso -in palio mezza fetta biscottata con spalmato burro d’arachidi e marmellata di fragole- per chi azzecca le parole giuste

Stavo meditacchiando di scrivere un post su un argomento di attualità. Poi la pigrizia ha avuto il sopravvento e stavo attivando la modalità marmotta (marmotta-mode on, per i più ingegnerizzati). Ma aprendo il blog della NostraProf mi son sentito chiamato in causa (oltretutto, caspita!, la prof per il suo ultimo post ha scelto l’argomento a cui avevo pensato io!). E allora dico la mia. Sarò breve, brevissimo.

Parecchi anni fa, il comico Paolo Rossi usava dire che gli anni ’70 furono anni di piombo, gli anni ’80 anni di merda e che ora anche la merda inizia a prendere le distanze. Una garbata metafora per sintetizzare il rapido decadimento morale (e non) dei nostri tempi.

Ascoltando una notizia alla radio, oggi, la stessa su cui ha brillantemente ironizzato NostraProf, ho potuto constatare di persona come l’allegoria di Paolo Rossi sia aderente alla realtà.
Trent’anni fa personaggi politici della levatura di Aldo Moro avevano progetti ambiziosi, pensavano in grande. Si parlava addirittura di convergenze parallele (alla faccia del quinto postulato di Euclide).
Il suo epigono Gianfranco Rotondi guarda più alle cose concrete: in base alle risposte di un sondaggio (fatto, suppongo, consultando esclusivamente imprenditori) ha stabilito che la pausa pranzo riduce la produttività, per cui sarebbe una buona idea eliminarla. E questo è grande pensiero economico, alla faccia, stavolta, di Keynes, Smith o Ricardo.

Che dire? Un degno membro della solita, immarcescibile, mefitica e letale banda di idioti.