Il pane e le rose

"Questa non è una pipa", cerca di convincerci Magritte, forse nello spirito di tanti politici che di fronte ad una lampante evidenza negano con naturalezza.

"Questo non è un post per l’otto marzo", insinuo io, allergico alle celebrazioni di maniera, nello spirito di Magritte (e forse, per transitività, in quello dei suddetti politici… brrr! che paura!).

In effetti non avevo in mente di scrivere un post, tanto meno uno sulla "festa della donna" (che belinata di definizione). Ma alla radio ho sentito il titolo di un film, "Vogliamo anche le rose". Mi è venuta in mente una splendida canzone, "Bread And Roses" e sono andato a documentarmi QUI (fra l’altro). E’ una canzone che risale alle lotte dei lavoratori negli USA del primo ‘900, fra ingenuità e genuinità. In quel periodo sono nati molti brani di protesta e molti dedicati alle condizioni del lavoro femminile, ancora peggiori di quelle del lavoro maschile.

Da allora molto è migliorato. Ma ora la tendenza si sta invertendo, meglio far tesoro dell’esperienza del passato e non aspettare di regredire ai tempi bui di un secolo fa.

Bread and roses, il pane e le rose. Una bellissima, anche nella sua semplicità, espressione poetica per esprimere un concetto importante (e trascurato): abbiamo bisogno del pane, ovvero del necessario per un decoroso sostentamento, ma non vogliamo che la vita sia solo questo, lavoro in cambio di cibo. Vogliamo anche le rose. Ovvero, che l’umanità di chi lavora sia rispettata nella sua interezza, non solo nell’istinto animale di sopravvivenza.

Eccovi le parole della canzone, che potete sentire (tranne la terza strofa) con il solito lettore audio nella colonna di destra.

Bread And Roses

As we come marching, marching in the beauty of the day,
A million darkened kitchens, a thousand mill lofts gray,
Are touched with all the radiance that a sudden sun discloses,
For the people hear us singing: "Bread and roses! Bread and roses!"

As we come marching, marching, we battle too for men,
For they are women’s children, and we mother them again.
Our lives shall not be sweated from birth until life closes;
Hearts starve as well as bodies; give us bread, but give us roses!

As we come marching, marching, unnumbered women dead
Go crying through our singing their ancient cry for bread.
Small art and love and beauty their drudging spirits knew.
Yes, it is bread we fight for — but we fight for roses, too!

As we come marching, marching, we bring the greater days.
The rising of the women means the rising of the race.
No more the drudge and idler — ten that toil where one reposes,
But a sharing of life’s glories: Bread and roses! Bread and roses!

Scusate, ora non ho voglia di tradurla (ma credo che si capisca abbastanza).
Riporto solo un verso, che illustra bene il concetto:

"hearts starve as well as bodies; give us bread, but give us roses!" "i cuori muoiono di inedia come i corpi: dateci pane, ma dateci anche rose"

Dedico il post a tutte le donne che, come dice un altro verso, combattono anche per gli uomini, che sono figli di donne. Lo dedico a chi lavora nell’ingiustizia e nello sfruttamento, donne o uomini non importa. Lo dedico a chi vuole che nella sua vita ci sia spazio anche per le rose.

Un pensiero particolare ad un’amica che in questi giorni sta lottando per i diritti suoi e dei suoi compagni di lavoro e ad un’altra che domani, 8 marzo, compie gli anni.